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sexta-feira, 20 de janeiro de 2012

IL CANONE BIBLICO E I LIBRI APOCRIFI


     Nelle Bibbie di confessione cattolica o nella Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC), troviamo inseriti alcuni libri nell'Antico Testamento, detti apocrifi (da una parola di origine greca che significa: non autentico), che non si trovavano nel canone ebraico. Essi erano stati aggiunti all'antica traduzione greca dell'Antico Testamento, detta dei Settanta, che risale a due secoli prima di Cristo.

I Libri Apocrifi sono: Ecclesiastico, o Siracide, (da non confondere con Ecclesiaste), Tobia, Giuditta, I e II Macabei, Sapienza di Salomone, Baruc ed alcune aggiunte (in greco, agli originali ebraici) ai libri Canonici di Ester, Geremia e Daniele.

     Il canone ebraico fu fissato verso la fine del V secolo a.C., ai tempi di Esdra e Nehemia. Dal tempo della chiusura del canone fino a Cristo non ci furono profeti, quindi nemmeno scritti ispirati. A questo si riferisce Gesù in Matteo 23:35, alludendo all'uccisione di tutti gli uomini retti, che furono perseguitati, da Abele a Zaccaria, il cui libro era l'ultimo del canone ebraico. Delle 433 citazioni dell'Antico Testamento, fatte nel Nuovo (che interessano 30 dei 39 libri canonici), non una è tratta dai libri apocrifi.

Delle 433 citazioni dell'Antico Testamento, fatte nel Nuovo
(che interessano 30 dei 39 libri canonici),
non una è tratta dai libri apocrifi.

     Gesù, parlando dopo la resurrezione ai discepoli, citò la triplice divisione del canone ebraico (detto Canone Palestinese), che non comprende alcun libro apocrifo: "Poi disse loro: Queste son le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella LEGGE DI MOSE', nei PROFETI e nei SALMI, fossero adempiute." (Luca 24:44).
     Per quanto riguarda il canone dell'Antico Testamento, dobbiamo attenerci senz'altro a quello stabilito dagli Israeliti, poiché è a loro che Dio rivelò la sua completa volontà e li guidò nella verità mediante il ministero di grandi profeti. Conferma infatti l'apostolo Paolo: "Qual'è dunque il vantaggio del Giudeo?... Grande per ogni maniera; prima di tutto, perché a loro furono affidati gli oracoli di Dio." (Romani 3:1-2 - L).
     La Chiesa primitiva non si discostò mai dal Canone Palestinese per l'Antico Testamento e rigettò anche gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per i primi quattro secoli dell'era cristiana non vennero riconosciuti come ispirati da nessun concilio o altra autorità: non li accettarono nè Origene, nè Cirillo di Gerusalemme, nè Atanasio, ecc. Girolamo (340-420), grande studioso e traduttore della Vulgata, li rigettò in una disputa con Agostino. Si rifiutò addirittura di tradurli in un primo tempo, ma poi lo fece solo in parte e frettolosamente. Dopo la sua morte però, vennero incorporati nella sua Vulgata direttamente dall'Antica Versione Latina. Molti studiosi cattolici durante il periodo della Riforma li considerarono inaccettabili. Lutero ed i Riformatori li rigettarono.
     Nonostante questo, il Concilio di Trento, all'insegna della Contro-Riforma, nel 1546, considerò ispirati gli apocrifi del Vecchio Testamento e li inserì nella Bibbia alla pari con gli altri. Essi sono: il libro dell'ECCLESIASTICO o SIRACIDE (da non confondere con l'Ecclesiaste, o Qoelet, canonico), il libro di TOBIA, il libro di GIUDITTA, i due libri dei MACCABEI, il libro della SAPIENZA, il libro di BARUC, aggiunte (in greco) ai libri canonici di ESTER, GEREMIA e DANIELE.
     Tutti questi scritti sono chiaramente non ispirati: in essi troviamo racconti fantastici, leggendari, palesi imprecisioni storiche (mentre tutta la parte storica nel resto dell'Antico Testamento è stata sempre puntualmente confermata dalle ricerche archeologiche), contraddizioni pesanti con l'insegnamento dei libri ispirati.
     A titolo d'esempio citeremo solo la conclusione del secondo libro dei Maccabei: "Era mia intenzione offrire un'esposizione ordinata e ben fatta degli avvenimenti. Se è rimasta imperfetta e soltanto mediocre, vuol dire che non ero in grado di fare meglio." (15:38 - TILC). Benché la Bibbia risenta del linguaggio umano con cui è stata scritta, certo lo Spirito Santo non si sarebbe scusato per la mediocrità e l'imperfezione del lavoro! Crediamo che il monito che troviamo nelle ultime parole della Bibbia, nel libro dell'Apocalisse, si possa applicare a tutto il resto della Sacra Bibbia:
     "Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell'albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro" (Apocalisse 22:18-19).

Articolo estratto ed adattato dal sito:

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